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Magazine Cucina

Friarielli

08/11/2018


In fondo si tratta soltanto di brocco letti. Eppure, a Napoli, questi umilis simi prodotti dell'orto assurgono a vette di tutto rispetto. Niente di ba nale: l'infiorescenza va colta al punto giusto, va mondata sapientemente, va fritta come si deve per risultare in cottura tenera e saporita. Un tempo, quando la città era circon data di orti rigogliosi, di cui rimane ancora qualche testimonianza, i napole tani erano chiamati addirittura "man giafoglie" a sottolineare la loro voca zione per le verdure.
Come molte delizie della cucina popo lare, il friarello è figlio della necessità. Le rape, coltivate per le loro saporite radici bianchissime, hanno anche infiorescenze altrettanto, saporite, non facili oggi da trovare al meglio. Non sono appannaggio dei soli napoletani, ma sono stati loro a nobi litarli. Con nomi diversi si trovano in tutta l'Italia soprattutto centromeri dionale, ma i napoletani sono riusciti a farli diventare gustosi "friarielli".
Che cosa trasforma un'infiorescenza di rapa in friariello? La frittura. Ma non una frittura qualunque, bensì la frit tura nella "sugna", cioè nello strutto, (è concesso anche l'olio extravergine). Presi dei broccoletti al punto giusto di maturazione, con l'infiorescenza ancora chiusa, li si pulisce, lasciando la parte tenera del gambo e le foglie più piccole, li si lava e, dopo averli sgocciolati, li si tuffa crudi nello strutto ben caldo, soffriggendoli con uno spicchio d'aglio e peperoncino.

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